La musica popolare

"Le mie canzoni vanno viste non tanto nel quadro della musica leggera o da ballo, quanto in quella della musica popolare. Il sentirne una di seguito all'altra, riunite in un long playing, spero contribuirà a chiarire maggiormente questo punto, cui evidentemente tengo molto. Infatti, io penso che al di là di un eccessivo conformismo nei testi poetici, al di là di fatture musicali più o meno di moda, la musica popolare resti pur sempre il mezzo più valido per esprimere reazioni e sentimenti in modo schietto, sincero e immediato".
(dalla copertina del suo primo LP)

"La grande musica del passato, in altri paesi, è sempre stata fondata sulla musica folklorica. Questa è la più ricca fonte della fecondità musicale".

"Questi (si riferiva ai giovanissimi) ignorano le canzoni italiane più belle, quelle popolari, i canti alpini. Io farò capire loro quanto siano belle. Ma per realizzare un programma simile mi occorre acquistare popolarità presso il grande pubblico e prestigio presso i discografici".

Le canzoni di protesta

"Non si tratta di protesta, ma di speculazione. Protesta chi si espone, chi rischia, non chi dice cose ovvie che vanno bene per tutti, leváti i matti, s'intende.
Ne avrebbero di temi per una protesta seria, ma quelli non li toccano. Alludono al Vietnam che é tanto lontano e non sono capaci di prendere uno degli argomenti che hanno sotto il naso: il problema della scuola, il problema del divorzio".

"Finalmente si avvicina il mio momento. L'ondata dei beat e delle canzoni di protesta sta piano piano portando i giovani sulle mie posizioni. Ancora qualche anno, forse solo qualche mese, e mi capiranno. Ora che i tempi sono maturi voglio tentare di sfondare col grande pubblico. Adesso potrei anche venire a patti con l'industria discografica, adesso che sono loro che vengono a cercare me".

"Viene da chiedersi perché non... perché non si scrivono tutte canzoni così, romantiche, senza andare a toccare tasti che forse in una canzone non è il caso di toccare... me l'hanno fatta questa domanda, ma il fatto è questo, che... che sui giornali, alla televisione, alla radio si leggono oppure si vengono a sapere cose, fatti, che suscitano in un individuo determinate reazioni... come io sono un individuo come tutti gli altri per cui anche in me suscitano queste reazioni... e siccome sono un compositore, queste reazioni... cosa finiscono per fare? Finiscono per... poi essere estrinsecate in una canzone".
Ascoltate la sua voce

"No, no... no, non ci siamo sa... perché se lei va avanti con questi discorsi, allora si finisce di nuovo con la scenografia, con l'antiquariato... le parole, le parole, soltanto le parole bastano per fare una canzone che sia veramente vera, giusta moderna, non c'è bisogno di altro, bastano le parole..."
Ascoltate la sua voce (da un quadretto comico con l'attore Tino Buazzelli)

"Uno può avere i capelli lunghi, corti, a metà, verdi, gialli, rossi, questo cosa vuol dire, insomma? Almeno così la penso io e penso che sia un modo giusto di pensarla. Per me... anzi, questa cosa, ho fatto una canzone su questa cosa, nella quale appunto sostengo che ognuno è libero di comportarsi come gli pare"
Ascoltate la sua voce

Come intendeva il suo impegno artistico


In un articolo pubblicato dopo la tragedia di Sanremo, il giornalista Giorgio Berti ricordava cosa Tenco gli disse in un loro incontro (da "Sogno" del 02-02-1967):
Non voleva che parlassi di lui, ma solo di quello che lui voleva tentare di fare. Io cercavo di spiegargli che non bastava fare qualche cosa anche se qualcosa di molto buono: occorreva farsi conoscere, riuscire gradito ai giornalisti e, di riflesso, al pubblico. Lui scrollava la testa scontento.
"Bisogna creare qualcosa" mi diceva, "rompere il cerchio che ci soffoca, altrimenti è meglio piantare tutto. Non si vive per riuscire simpatici agli altri. A me i soldi, il successo, non interessano, li lascio a quelli più furbi di me in questo genere di cose".
Era fatto così e non è mai cambiato.

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