Da "La Stampa", martedì 31 gennaio 1967

Attesi invano i celebri divi della canzone

Non un collega ha seguito i funerali di Luigi Tenco

In una fredda mattina di nebbia, la salma del cantautore è giunta a Ricaldone da Recco accompagnata dal fratello - I cantanti che la notte del suicidio avevano pianto, urlato e imprecato, sono rimasti a dormire: non hanno inviato neppure un fiore - Il mesto corteo è stato seguito da una folla di anonimi ammiratori.

UN MOMENTO DEL FUNERALE DI LUIGI TENCO Cassine, lunedì matt.
Nessuno dei celebri cantanti è venuto al funerale dell'infelice collega Luigi Tenco, e non è venuta nessuna cantante. Nessuno di loro ha mandato un fiore. Ecco il finale impietoso di una tragedia amarissima.

Impietoso e sorprendente. Perchè, dopo quanto era accaduto nella notte sul 27 gennaio e il mattino seguente, era facile immaginare una folla mesta e commossa di cantanti dietro il feretro di Tenco. Quella notte e il mattino seguente c'erano stati pianti, urla, svenimenti. L'isterico grido: "Assassini, lo avete ucciso". Gente sbigottita, affranta, furibonda. E seriamente alcuni avevano proposto di sospendere il Festival.

Poche volte si era vista tanta partecipazione ad un evento luttuoso. Ma alle otto del mattino la salma di Tenco era stata portata dalla porta della dipendenza dell'albergo, seguita dal fratello e da nessun altro. Poi, la commissione organizzativa aveva deciso: "Il festival di Sanremo proseguirà regolarmente fino alla sua conclusione. Il triste episodio avvenuto questa notte non deve influire sulla rassegna perchè così vuole la tradizione del mondo dello spettacolo".

Comunque la tradizione - se non la pietà - vuole anche che si segua il funerale di un collega. Ciò ieri non è avvenuto. Quando si è cercata una persona nota nel mondo dello spettacolo, si è trovato il cantautore De Andrè e la moglie di Gino Paoli, la quale era stata compagna di scuola di Tenco. C'erano le corone dell' "Ata" che organizza il Festival, e della "Rca", la casa discografica di Tenco, ma non c'erano corone nè mazzi di fiori di colleghi.

È un mattino di nebbia e di freddo. La salma del cantautore giunge da Recco accompagnata dal fratello e da altri familiari. Non hanno permesso alla madre di venire. L'altra domenica la donna è stata su fino alle due di notte a stirare per Luigi le camicie da portare a Sanremo, il figlio le aveva fatto compagnia. Egli le parlava dei suoi progetti, ma ogni tanto si rannuvolava, appariva nervoso: "Sai, mamma, non vado volentieri a Sanremo".

Adesso la sua salma è nella casa degli zii di Ricaldone, un paese tra le colline alle spalle di Acqui, dove egli è stato ragazzo. Nell'aia vi sono le corone dei parenti e una degli "Amici della leva di Ricaldone". Hanno visto Tenco l'ultima volta dieci, quindici anni fa, e forse lui non si ricordava più di parecchi di loro. Ma ora sono tutti qui con una corona e vogliono portare il feretro a spalla.

Cresce la folla: tutta la gente di Ricaldone e parecchi venuti dai paesi vicini. Ogni tanto arriva un'auto di Milano, di Genova, di Torino e vi si cerca il cantante famoso. "Impossibile che non venga nessuno", si dice. Non viene nessuno.

Alle 11 il funerale si muove, preceduto dal prevosto don Ighino, seguito da oltre duemila persone, che la chiesa di Ricaldone non contiene tutte. Dopo la Messa funebre, la salma viene portata alla tomba di famiglia. Il freddo è più intenso, la nebbia è aumentata. La folla si scioglie in silenzio. È stato un funerale come tanti altri di questi paesi. Non è venuto nessuno dei celebri cantanti, come se tutti avessero troppa fretta di dimenticare il colpo di pistola di venerdì notte.

Luciano Curino

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