GIORGIO GABER

TENCO INSIEME A GABER E GIANFRANCO REVERBERI Sempre il giorno seguente la tragedia, Sandro Ciotti intervistò per la radio Giorgio Gaber, uno degli amici di vecchia data di Tenco, col quale aveva suonato nelle "cave" milanesi già 10 anni prima (si veda la foto a destra). L'intervista è disponibile anche per l'ascolto in formato Real Audio.
Un grazie a Claudia per averci fornito questa intervista.
- Abbiamo accanto a noi comunque Giorgio Gaber e vorremo chiedergli... avevamo preparato una domanda scherzosa con Giorgio, che è un ragazzo molto spiritoso, come tutti sanno, ma visto il tema nel quale ormai siamo arrivati, vorremmo chiedergli di ricordarci anche lui Luigi Tenco, attraverso l'esperienza che hanno vissuto insieme.

- Luigi Tenco era un amico, un amico da tanti anni, l'ho conosciuto che avevo 18 anni, e non è vero che fosse sempre triste, cupo. Anzi, mia moglie diceva che la faceva ridere più di Alberto Sordi, quindi questa è proprio la prova che è un ragazzo molto molto vivo. Questo suo atto ha lasciato sorpresi un po' tutti, proprio per quello che dicevi tu prima. Stimavamo tutti troppo Tenco per pensare che si sia ucciso unicamente per una canzone o per l'inclusione di altre canzoni che lui non condivideva. Ora, l'altra sera, ritornando in albergo, siamo rimasti sorpresi, soprattutto perché conoscevamo Tenco, uno sempre in ricerca di una verità, capace di contraddirsi da un momento all'altro, e quindi probabilmente uno che un quarto d'ora dopo un gesto così non lo avrebbe fatto.
In quei giorni, Gaber rilasciò anche una intervista a "Il Secolo XIX", che la pubblicò il 28 gennaio 1967.
"Era un personaggio coerente, razionale, introverso. Il gesto con cui ha concluso repentinamente la sua esistenza va interpretato come un atto di accusa non contro il Festival di Sanremo ma più generalmente contro la nostra società, contro il modo di vivere di oggigiorno, contro coloro che trasformano in idoli gli individui che siano apparsi due o tré volte in televisione. Per conto mio, la responsabilità del suo suicidio non va attribuita esclusivamente alle mene degli editori e dei discografici, ma anche ai giovanotti e alle ragazze che in questo momento assediano il nostro e gli altri alberghi dove alloggiano i cosiddetti divi del microfono. Tenco era un uomo in perenne contraddizione con se stesso; tant'è vero che nel corso della sua troppo breve carriera egli cambiò spesso pseudonimo. Eternamente insoddisfatto, era tornato negli ultimi tempi al suo vero nome. Era il nome di un uomo fragile perché Tenco, non va dimenticato, era prima di ogni altra cosa un uomo solo"
Non ci risulta che Giorgio Gaber abbia mai più rilasciato dichiarazioni su Luigi Tenco.


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