Da "Il Secolo XIX", venerdì 07 febbraio 1992

Parla Bruno Gigliotti, fratello della cantante, sostiene di non credere all'esistenza della donna segreta del cantautore.

"Era Dalida l'unico amore di Tenco"

Se fosse vero il contrario crollerebbe l'immagine di Luigi

LUIGI TENCO E DALIDA FUORI DAL CASINO' DI SANREMO PARIGI - Non è stato facile ritrovare Bruno Gigliotti, alias Orlando, fratello della cantante Dalida, di cui ricorre nel prossimo mese di maggio il quinto anniversario della tragica morte. Ci ha aiutato un amico di sempre, proprietario del ristorante "Da Graziano" della Butte Montmartre, da anni - grazie all'assidua frequentazione della cantante e dei suoi amici - uno dei luoghi di incontro tradizionali del mondo della musica leggera parigina.

Monsieur Orlando, proprietario della casa discografica "Orlando" delle edizioni musicali "Bambino", organizza concerti e manifestazioni canore in tutto il mondo nel nome e in omaggio a Dalida, i cui ritratti tappezzano i muri delle tre stanze del suo ufficio.
«Come ho già dichiarato in un comunicato stampa - dice - ampiamente ripreso più o meno correttamente dai giornali italiani, dopo quasi 25 anni di silenzio ho sentito il bisogno, l'urgenza di parlare. Troppe speculazioni, troppe approssimazioni sul nome di mia sorella e sul suo legame con Luigi Tenco, sul suicidio di quest'ultimo. Ma non mi faccia parlare troppo. Potrei dire cose compromettenti per molte persone, tra cui il fratello del cantautore che ho sempre considerato una persona per bene e che ora - come ho già detto - si sta facendo una pubblicità indebita e inaccettabile sulla memoria di due persone che si sono amate davvero sulla base di un'intesa profonda».
«È la prima volta - precisa - che accetto di essere intervistato sull'intera vicenda e voglio essere certo di non essere frainteso. Molti giornali italiani nei giorni scorsi mi hanno accusato di essere "polemico". Un termine che mi disturba e che respingo».

Un termine che però in Italia non ha la stessa connotazione negativa che ha in Francia.
«Ma che io rifiuto. Mia sorella stessa è stata zitta per vent'anni proprio per evitare le polemiche e per rispetto a una storia troppo importante per lei. Ma ora qualche giornale ha oltrepassato i limiti. Dalida non avrebbe reagito neppure questa volta. Io invece credo sia venuto il momento di parlare»
.

In che cosa consistono questi limiti?
«L'aver utilizzato a fini scandalistici l'operazione lanciata - non so per quali ragioni - da Valentino Tenco - di cui ho sempre avuto il più grande rispetto - con la "rocambolesca" storia di questa fantomatica Valeria che dopo 25 anni di silenzio sente il bisogno di far pubblicare alcune, delle centinaia di lettere d'amore che avrebbe ricevuto da Luigi».

«Avrei apprezzato - continua Orlando - un maggiore rigore nella ricerca della verità. Solo in questi giorni ho ricevuto le cassette delle trasmissioni televisive "Telefono giallo" e "Costanzo Show" di due anni fa, nel corso delle quali sono state affermate con leggerezza molte inesattezze, sono stati pronunciati apprezzamenti superficiali su mia sorella e sul suo amore con Tenco da personaggi che non avevano mai saputo prima del loro legame».

Sua sorella non le ha mai accennato a un'altra relazione di Luigi?
«Né a me né a Rosina che è stata per anni la sua confidente. Lo avrebbe sentito se l'amore di Tenco non fosse stato sincero».

Nelle lettere a Valeria, Tenco afferma che per Dalida prova solo una forte attrazione fisica, ma ama solo lei.
«Io potrei mostrarle centinaia di lettere di malati, fanatici che scrivevano d'amore a Dalida. Nel caso delle lettere a Valeria, io faccio due ipotesi. O si tratta di una macchinazione... una storia inventata, ma non capisco a quale scopo, o qualcuno si è servito di Valentino per rinverdire la memoria del fratello morto 25 anni fa forse non perché i suoi dischi si vendono meno. Ma è un'accusa che non mi sento di pronunciare, perché è troppo grave. La storia delle lettere è rocambolesca. Non possono ipotizzare che una donna si sia immaginata di essere la fidanzata di Tenco e ora tiri fuori queste lettere con scopi che non capisco».

Nell'ultima lettera indirizzata a Valeria...
«Se esistono questi scritti dell'"arlesiana"... Questa sconosciuta all'epoca del suo ipotetico amore con Tenco era signorina, libera dei suoi atti; se lo amava tanto perché non ha rivelato questo amore? Mia sorella si è suicidata per amore di lui, perché non ha saputo vivere senza di lui. La signora Valeria giovane e innamorata, alla notizia di Tenco che si uccide tace, non si manifesta. Che cosa glielo ha impedito? Per me, questo personaggio non esiste. Io almeno voglio crederlo, perché altrimenti il mio mondo crollerebbe».

In che senso?
«Dovrei concludere che Dalida è stata una vittima, che Luigi Tenco, che molti ricordano ancora come una persona sensibilissima, sarebbe stato un mascalzone, che faceva il doppio gioco. Dovrei pensare che si è servito di mia sorella per andare a Sanremo. Ma nessuno oserebbe pensare una cosa simile e io per primo. Se Valeria è veramente esistita, crolla tutto il mondo di Tenco, perché un uomo - precursore della canzone d'autore, fatto di sensibilità e di fragilità - rivelandosi doppio e disonesto tradisce la sua immagine davanti a tutti quelli che l'hanno amato. Credere a queste lettere significa infangare la memoria di Tenco. Perché Valentino le ha fatte pubblicare?».

Dalle sue dichiarazioni risulta che lo ha spinto il bisogno di completare l'immagine, la dimensione umana del fratello.
«In realtà vuole dimostrare che l'amore per Dalida era fasullo. Ho letto anch'io le tre lettere pubblicate dai giornali, tra cui quella in cui definisce mia sorella arida, viziosa, ignorante. Come potrebbe un uomo scrivere cose simili se è fortemente attratto, anche se solo fisicamente, da una donna? Sarebbe stato preso in una trappola per andare a Sanremo! Ma mia sorella è stata la prima vittima di una macchinazione subdola degli organizzatori e della casa discografica. Io non voglio credere che Tenco pensasse e scrivesse queste cose, perché voglio mantenere di lui il giudizio positivo che ho sempre avuto. Non posso pensare che abbia ingannato mia sorella che lo amava veramente. Dovrei arrivare alla conclusione che ha avuto quello che meritava. Invece non voglio avere nessun dubbio su di lui. Per me Luigi Tenco resta una persona per bene. Non voglio pensare che abbia giocato un doppiogioco con mia sorella e col suo pubblico».

«Ma perché - s'accalora Orlando - Valeria ha taciuto per 25 anni? Perché ha lasciato che si gettassero tante calunnie su di lui e su mia sorella e decide solo ora di buttare in pasto ai giornali un amore del quale io sono stato testimone e che lei ora vorrebbe infangare. Aveva il diritto di parlarne prima, nessuno pensava che Tenco, giovane, bello e desiderabile fosse un santo. Se questa Valeria esiste, ma io non ci credo, perché non ha tentato di morire d'amore per lui?».

Dalle lettere il loro appare come un amore molto romantico, che presupponeva sacrifici e rinunce.
«Un'altra cosa fasulla: questa donna così segreta sente il bisogno all'improvviso di lasciare che queste lettere finiscano in pasto ai giornali».

In Italia si dice che sta uscendo una biografia su cassetta di Dalida.
«Non ne sono assolutamente informato. Io stesso mi riprometto di raccontare la sua vita, ma non ho ancora abbastanza preso le distanze da molte vicende e lo farò al momento opportuno, raccontando quel che penso anche del suo amore con Tenco, che sarà un episodio. Comunque i giornali non hanno ripreso una mia frase "La fame non sempre giustifica i mezzi... e neppure la pubblicità". Se il signor Valentino Tenco ne è cosi avido, avrà quel che si merita. Ha purtroppo dimenticato l'amore che Dalida gli ha portato e persino l'importante aiuto finanziario che è stata pronta a dargli quando lui si è trovato in difficoltà. Ha atteso che sua madre, che amava molto Dalida, morisse per andare sempre più lontano nelle sue insinuazioni, perché lei glielo avrebbe impedito».

Si è trattato di un regalo o di un prestito?
«Dalida non ha mai voluto un soldo dei diritti di "Ciao, amore, ciao" e non so se lui ha reso tutto o in parte i soldi prestatigli. L'ho sempre considerato una persona per bene, fino a qualche settimana fa, quando ha dimostrato con la pubblicazione di queste lettere di aver dimenticato l'amicizia e l'affetto che lo legavano a mia sorella e alla nostra famiglia».

Maria Grazia Tajé (1.a parte)


HOME PAGE - WEB FORUM - E-MAIL