Da "Il Secolo XIX", 25 gennaio 1967

SPETTACOLO STRAORDINARIO
GLI ABITI DI CERTI CANTANTI


Vestire un cappellone non deve essere facile per un sarto - L'abbigliamento di Lucio Dalla - Tenco non crede alla sincerità di certe "proteste" canore

LUIGI TENCO DURANTE LE PROVE DEL FESTIVAL [NB: si tratta di un "pezzo" di costume sulle stravaganze della moda "beat" allora imperante. Tralasciamo la prima parte dell'articolo, dove il giornalista si dilunga nella descrizione degli abiti di alcuni cantanti, esibiti come segno di protesta anticonformista, e passiamo alla seconda parte, che contiene l'intervista a Luigi Tenco]

"Protesta? Ma fatemi il piacere!", commenta Luigi Tenco, novizio del festival. Secondo lui, è tutta una speculazione, vestiti, atteggiamenti, canzoni, dichiarazioni, "e la speculazione non potrà mai sposarsi con la protesta".

Abbiamo sentito lui perché passa per un ribelle, perché ha tutto del ribelle, perché arriva a dire: "Non mi sono mosso, è stato il festival che mi ha voluto, magari non ci fossi venuto mai".
L'irritazione gli ha levato la voglia di farsi la barba e di mettersi una cravatta. Un po', ricorda Gino Paoli, quando venne la prima volta a Sanremo.

Hanno chiesto a Tenco di sorridere un po', mentre canta la sua canzone, questo l'ha mandato in bestia "perché si vede che non hanno capito niente e poi non debbono dirmelo di sorridere perché lo so da me che faccia debbo fare quando canto una canzone che tra l'altro è mia, cioè l'ho scritta e musicata io, viene dai miei sentimenti, non dai loro. Ma qui sono abituati così: tu sorridi, tu invece muoviti un po', tu vestiti in quel modo, tu fatti crescere i capelli, tu scuoti l'anca. Poi la gente si crede che è tutto spontaneo".

Luigi Tenco, autore di canzoni assai belle anche se non tutte popolarissime, vive a Recco. Faceva lo studente d'ingegneria, prima di scoprirsi cantautore. Come si fa a fare lo studente di ingegneria, quando si hanno venticinque, ventisei anni? Chi te le dà le mille lire per uscire una domenica. Qualcuno si vergogna anche a chiederle a papà, e Luigi Tenco non ce l'aveva più, il padre.

"Ma perché non protestano contro la situazione della scuola in Italia, contro la questione del divorzio, contro la condizione dei figli dei separati? Queste sarebbero canzoni di protesta, e invece questi protestano contro i cannoni. Dicono, anzi cantano, che vogliono mettere i fiori nei cannoni. Grazie. E chi gli ha mai detto il contrario? Chi ha mai detto: no, io, nel mio cannone, ci metto i proiettili perché mi piace ammazzare la gente? Poi, lasciamo perdere, è proprio una buffonata: questi una cosa vogliono, i soldi, e siccome c'è l'industriale che può darglieli, mandano avanti la storia della protesta. Quelli di diciotto anni già protestano contro quelli di diciannove i quali protestarono l'anno scorso contro quelli che oggi ne hanno venti. È tutta una questione discografica".

Giancarlo Del Re


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