LA CUCCAGNA


di Luciano Salce, con Donatella Turri, Luigi Tenco, Umberto D'Orsi -Commedia. Bianco e nero. Vietato ai minori di quattordici anni.

C'è in tutti gli autori un'opera toccata dalla grazia, irripetibile: per Salce è "La voglia matta". Questa "Cuccagna", pur brulicando di idee, non ripete l' "ein plein": Salce non è riuscito a fondere la materia, assai eterogenea, né a conferire necessità al racconto.
Divertente nei particolari, con episodi in se stessi risolti brillantemente, il film appare, nel suo insieme, forzato. E la polemica sociale, la protesta antimilitarista, l'ironia contro il miracolo economico, restano più declamate che raccontate, affidate a battute, o a "sketches". Salce ha tutto il diritto di affrontare i temi che più lo interessano (o che crede che interessino); ed è innegabile che i suoi personaggi dicano, graffiando i più vistosi miti moderni, anche delle verità. Ma i temi in discussione reclamavano un altro linguaggio, e un diverso approfondimento.
SET DEL FILM LA CUCCAGNA La vena di Salce, invece, ci sembra diversa: anche ne "La cuccagna", riesce ad alimentare alcuni episodi (i pubblicitari che si ispirano, che fanno il bagno, i finanziatori che li licenziano), quelli meno preoccupati di svolgere una tesi, di agitare una mozione.
Se Rossella, la giovanissima protagonista, è un personaggio probabile, quelli che la circondano sono, invece, dei mostri; dei casi limite, cioè. Suo cognato è un nostalgico, che si preoccupa della decenza nazionale, ma poi tenta di sedurla; suo fratello si tinge i capelli di biondo e si tormenta come una bambina; l'avvocato presso il quale vorrebbe impiegarsi come dattilografa, è un pazzo innamorato di una erculea scalatrice: aspetta clienti che non arriveranno mai; la signorina che dirige lo studio foto-arte ha tendenze particolari e scatta fotografie pornografiche; il direttore di un altro ufficio tenta subito di metterle le mani addosso... ecc. ecc. Con queste premesse, molte scenette finiscono con frequentare i luoghi comuni: il suonatore di trombone che si esercita nel cortile; le suore che compaiono, chissà perché, nella galleria d'arte, dove l'imbianchino si offre di dipingere, a buon prezzo, quadri anche più belli di quelli astrattisti appesi alle pareti, ecc. ecc.
Rossella, tuttavia, riesce a conservare, attraverso questo itinerario, la propria innocenza; è bella, sola e insidiata. Tutti vogliono qualche cosa da lei: meno l'industriale veneto, che è un alveare di idee, sul quale soffia la fretta, ma ha poca fortuna. Finisce, infatti, in galera, proprio quando credeva di avere imboccato la "strada della grana".
La solitudine di Rossella sarà, forse, colmata dall'amore di Giuliano, il giovanotto dalla camminata sghemba, che recita, convinto, il bigino degli "agitprop". Giuliano se la stringe al fianco, non senza aver prima recitato il messaggio: "Quando uno non chiede, magari è perché vuole di più".
Donatella Turri è alla sua prima prova: l'ha superata con pronta sensibilità. C'è una malinconia, molto interessante, al fondo del suo sguardo. Luigi Tenco è il cantante nei panni di Giuliano. Ha temperamento, certo, un suo personale gestire, ma il personaggio è logorato dalla letteratura. Umberto D'Orsi, il veneto entusiasta e trafficone, è una piacevolissima sorpresa. Nella caricatura di un colonnello, compare anche Salce. (Gli chiediamo: perché quella scortese scenetta della mascherina del cinema? Perché strapazzare queste brave ragazze, più spesso carine, che sorridendo ci accompagnano nella penombra, con il loro stelo di luce?).

Alberico Sala


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